Por Domingo Cavallo.-
Algunos días atrás acepté un largo reportaje radial que me hicieron periodistas de una radio de la provincia de Mendoza. En general no acepto reportajes en esta época preelectoral, porque el gobierno aprovecha cosas que yo digo, sacadas de contexto, para atacar a los economistas y políticos cuyas propuestas y opiniones considero valiosas. Pero a pedido de amigos a los que respeto mucho, esta vez acepté el reportaje.
Como en esta oportunidad no ha sido una excepción, aun cuando el Cronista Comercial y La Nación reportaron síntesis bastante buenas, salvo los títulos, me permito poner a disposición de los visitantes del blog el audio completo.
16/09/2015 a las 9:34 AM
BUENO
MA NECESITA SMETTERE DI STAMPARE PESOS.
16/09/2015 a las 9:35 AM
http://www.finanzaonline.com/forum/obbligazioni-titoli-di-stato/1691490-argentina-46-holdouts-icsid-tfa-griesa-singer-default-scioli-macri-massa-kirchner.html
ARGENTINA 46 Holdouts ICSID TFA Griesa Singer Default Scioli Macrì Massa Kirchner
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La Grecia non è l’Argentina: se lascia l’euro non crescerà grazie all’export
La Grecia non è l’Argentina: se lascia l’euro non crescerà grazie all’exportHo sentito dire, fra il serio e il faceto, che il rischio maggiore per l’Eurozona non è che la Grecia esca dalla moneta unica e coli a picco, ma che esca e vada a gonfie vele!
di Redazione Soldionline 25 giu 2015 ore 10:38
A cura di Jim Leaviss, Head of Retail Fixed Interest M&G
Ho sentito dire, fra il serio e il faceto, che il rischio maggiore per l’Eurozona non è che la Grecia esca dalla moneta unica e coli a picco, ma che esca e vada a gonfie vele!
In questo scenario Atene ricomincerebbe da zero, libera dai debiti, pronta ad allentare la politica fiscale e con una “nuova dracma” svalutata che farebbe prosperare il turismo e sosterrebbe l’esportazione di prodotti agricoli e manifatturieri.
Gli altri Stati membri, oberati dai debiti e oppressi dall’austerità, vedendo i vantaggi dell’uscita dall’euro, seguirebbero subito l’esempio greco, venendo meno ai propri impegni e provocando la completa rottura dell’Unione Europea così come la conosciamo (e la seconda Grande Crisi Finanziaria in un decennio?). Spesso si fa il parallelo fra la svalutazione argentina del 2002 e la successiva ripresa del Paese latinoamericano. Anche noi, un paio di anni fa, abbiamo analizzato le analogie fra le due economie.
Tolta la camicia di forza al peso, l’Argentina tornò a crescere dell’8-9% l’anno per cinque anni, dopo quattro anni di PIL negativo (nel peggiore dei casi oltre -10% l’anno). È pensabile che la Grecia, una volta uscita dall’euro, viva un momento di slancio simile a quello conosciuto dall’Argentina dopo.
Argentina: PIL reale (annuo a/a)
La crisi argentina e quella greca presentano aspetti simili: una moneta sopravvalutata a causa del cambio fisso, un debito pubblico insostenibile e il coinvolgimento del FMI, un sistema di riscossione delle imposte inefficiente, dubbia correttezza dei dati statistici e una disoccupazione elevata.
In seguito all’iperinflazione degli anni 1980, l’Argentina decise di agganciare il peso al dollaro. L’inflazione crollò e, grazie a una valuta più forte e più stabile, le condizioni di vita migliorarono e le importazioni aumentarono notevolmente, ma ci fu anche una fuga di capitali perché molti si resero conto che le cose potevano cambiare. Il deficit delle partite correnti si ampliò. Nel 1999, quando l’economia rallentò dopo un periodo di espansione, la disoccupazione raggiunse il 15% e il debito pubblico cominciò a lievitare in modo allarmante.
Il debito estero arrivò al 50% del PIL e il FMI impose al governo l’adozione di misure di austerità per accedere ai finanziamenti. I tassi di interesse di mercato quasi raddoppiarono, toccando il 16%, e l’Argentina si vide abbassare il rating alla categoria di junk bond (in seguito si procedette a una ristrutturazione del debito).
Alla fine il FMI negò la concessione di nuovi fondi in quanto il governo non aveva rispettato gli obiettivi di deficit di bilancio. Entro fine 2001 i rendimenti obbligazionari superavano del 42% quelli dei Treasury USA e i conti correnti furono quasi congelati (il “corralito”) per fermare l’assalto agli sportelli bancari.
Fra caos politico e disordini sociali (un’altra caratteristica dell’economia era la crescente disuguaglianza) – e mancanza di dollari in circolazione – emersero valute alternative di tipo “pagherò” emesse dai comuni.
A gennaio 2002 il cambio fisso dollaro-peso fu abbandonato e la moneta argentina cominciò a svalutarsi e a fluttuare liberamente. I conti bancari e gli investimenti in dollari furono convertiti forzosamente in peso.
Il tasso di cambio passò da 1:1 a 4:1. Tornò l’inflazione, i beni importati divennero scarsi, tante imprese fallirono e il 25% della popolazione attiva rimase senza lavoro, mentre un altro 19% era sottoccupato.
Anche la Grecia può uscire dalla depressione grazie all’export? Forse, per quanto la scarsa qualità della terra (per lo più inadatta all’agricoltura) non aiuti. Carne e altri generi alimentari rappresentano appena il 12% delle esportazioni elleniche, contro oltre un terzo di quelle argentine. La voce più importante dell’export greco è il petrolio raffinato, un prodotto intermedio quotato in valuta forte e quindi escluso dai vantaggi della svalutazione. Il primo importatore di merci greche, inoltre, è la Germania, un aspetto forse problematico dopo un default…
Per concludere, quindi, le economie prosperate dopo una svalutazione monetaria (Argentina, Canada, Svezia) hanno beneficiato della contemporanea forte crescita dei loro partner commerciali. La Grecia non ha questa fortuna, né è in grado di reagire tempestivamente a una maggiore concorrenza nelle esportazioni. Non dimentichiamo inoltre che l’Argentina è cresciuta molto dopo la svalutazione e la ristrutturazione del debito, ma oggi il tasso di espansione del PIL reale si attesta appena allo 0,5% ed i rendimenti dei titoli di Stato in valuta forte si aggirano intorno all’8%. L’abbandono del cambio fisso e la ristrutturazione del debito non sono stati certo un’eterna panacea, ma non si può neppure affermare che lo status quo fosse sostenibile o auspicabile. Forse anche i politici greci la pensano così.
16/09/2015 a las 9:50 AM
PRIMERO SI ROMPE LA STAMPATRICE DI PESOS (NO SE PUEDE AUMENTAR LA MASSA MONETARIA CON UN’INFLAZIONE AL 40%
SEGUNDO SE ELIMINA EL CEPO CAMBIARIO
TERCERO SE PAGA LA DEUDA IMPAGA
16/09/2015 a las 9:52 AM
QUATTRO SI MANDA IN ESILIO LA SIGNORA CRISTINA E SEGUITO CHE HANNO PORTATO IL PAESE IN UNA SITUAZIONE ECONOMICA INDECENTE
CINQUE SI FANNO DELLE ELEZIONI DEMOCRATICHE……… NON IMPONENDO CHI DEVE ESSERE ELETTO
16/09/2015 a las 6:00 PM
Psicopata mental, escribí en castellano.
16/09/2015 a las 9:57 AM
http://www.mycohbra.it/#negoziare
PAGAR LA DEUDA SE PUEDE, PAGAR LA DEUDA SE DEVE
16/09/2015 a las 5:59 PM
puajjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj
16/09/2015 a las 9:51 PM
dgo.cavallo….INFAME TRAIDOR A LA PATRIA…!!!….